Serie di incontri RISERVATI AI CAPI AZIENDA FARE SISTEMA IN ITALIA
Serie di incontri RISERVATI AI CAPI AZIENDA FARE SISTEMA IN ITALIA
Data: 24 settembre
Orario: 17:00 -19:30
Luogo: Università Bocconi
«Con la reputazione che la finanza si è guadagnata negli ultimi anni dovremmo solo Vergognarci, tutti; ma se riesci a convogliare capitali sani, frutto di imprese di successo, investitori a lungo termine e risparmi familiari desiderosi di un impiego intelligente verso società che vogliono crescere, svilupparsi, generare valore aggiunto, fai uno dei mestieri più utili al mondo». La frase è estrapolata da “Fare sistema in Italia”, l’ultimo libro scritto da Giovanni Tamburi, Presidente e AD di Tamburi Investment Partners.
Le imprese italiane oggi, il contesto internazionale, il vero impatto del PNRR, le dinamiche di investimento dei protagonisti del mercato finanziario italiano, dalle Borse ai private equity … di questo e altro parleremo con uno dei più importanti investitori privati italiani riflettendo insieme sulle sue proposte per fronteggiare collettivamente le sfide, facendo realmente sistema.
CA Advisory
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CA Advisory è una società di consulenza indipendente che supporta gli imprenditori nella creazione di valore di lungo termine. Il nostro approccio si fonda sul presupposto che la finanza debba essere strettamente correlata all’economia reale e combina capacità strategiche, finanziarie e organizzative in una visione e in una prospettiva globali, facendo leva sulla adeguatezza di competenze e sulla rete di contatti che consentono al cliente di ottenere i risultati auspicati. CA Advisory collabora con il management per sviluppare modelli di analisi e previsionali a supporto delle decisioni strategiche. CA Advisory offre soluzioni di Enterprise Performance Management (EPM) e implementa tecnologiche innovative basate su interfaccia Excel, per aiutare le imprese a mantenere un vantaggio competitivo e favorire la crescita e il successo nel mercato globale.
Prof. Vittorio Coda
Prof. Vittorio Coda
Parliamo con il Prof. Vittorio Coda
Prof. Coda, nel suo ultimo libro edito da Egea “Spirito d’Impresa – innescare e sostenere un fiorente dinamismo” lei già dal secondo capitolo dal titolo “Alla ricerca di una direzione di senso”, mette ben in chiaro un aspetto importante: come liberarsi dalle false credenze. Ritiene che queste false credenze danneggino ancora il fare impresa e i risultati del fare impresa? Sono così difficili da scardinare?
“Sono credenze tuttora molto diffuse che hanno radici nell’inconscio. Per scardinarle, il primo passaggio è di farle emergere e metterle in discussione. Ad esempio, la convinzione che lo scopo dell’impresa è il profitto non considera che il profitto è bensì un fondamentale obiettivo ma non lo scopo che impatta su come il profitto è prodotto e distribuito. Ora è proprio questo scopo che occorre portare a livello conscio e fare oggetto di scelta consapevole. Anche le altre credenze menzionate nel libro non mettono al centro dell’attenzione del management l’impresa come bene da gestire con lungimiranza per il bene di tutti gli stakeholder.”
Lei presiede il Comitato Scientifico di ISVI dal suo osservatorio privilegiato ritiene che l’Intelligenza Artificiale possa essere un fattore di crescita dello “spirito d’impresa” capace di innescare e sostenere un fiorente dinamismo?
“L’IA, come tutti i progressi tecnologici, possono essere usati nel bene o nel male, dipende da come in concreto essi sono recepiti nella struttura e nei processi gestionali. E questo, a sua volta, dipende dallo spirito in azione ovvero dallo scopo dell’impresa di fatto perseguito. Se lo scopo è di fare prosperare l’impresa nel rispetto e per il bene di tutti i suoi stakeholder, l’IA sarà fattore di sviluppo della stessa e di crescita delle persone; se invece è quello di produrre il massimo profitto possibile a beneficio alcuni attori forti, l’impatto dell’IA sarà ben differente.”
Oppure, secondo lei, potrebbe impedire all’imprenditore di vedere diverse sfumature come ad esempio la bellezza, di vivere i valori imprenditoriali sintetizzati nella Carta dei Valori di ISVI?
“Non vedo incompatibilità alcuna tra IA e carta dei valori di ISVI, sempre che la prima sia concepita per quello che è, intelligenza incorporata in macchine, e ci si guardi bene dal delegare alle “macchine intelligenti” decisioni che invece richiedono di essere prese secondo coscienza nell’esercizio del libero arbitrio proprio degli esseri umani.”
Dr. A. Reza Arabnia
Dr. A. Reza Arabnia
Parliamo con il Dr. A. Reza Arabnia, Presidente e CEO di Gecofin
Dr. Arabnia, ritiene che lo Spirito d’Impresa possa rappresentare una forza positiva che si sviluppa all’interno della stessa azienda?
“Lo “Spirito” è il risultato di molteplici fattori, partendo da uno scopo preciso per il quale si avvia un’impresa. Questo si arricchisce con i valori su cui si basa la gestione dell’impresa. Il clima che si genera dall’applicazione di tali valori conferisce forza alla creazione di un gruppo di persone che vive come se fosse in una comunità. Ciò che motiva questa comunità è la forza alla base dello Spirito di un’Impresa. La positività o negatività di questa forza dipende dallo scopo e dai valori e non garantisce necessariamente risultati economici per sé. Questa è la ragione per cui il percorso non è sempre lineare, ma deve rimanere coerente nello scopo, come una barca a vela il cui capitano sa dove deve andare, ma comprende anche l’importanza di gestire il vento.”
Aram Manoukian
Aram Manoukian
Parliamo con Aram Manoukian, Presidente e Amministratore Delegato di Lechler SpA e Consigliere di ISVI
Un imprenditore che non si limita a dirigere l’azienda, ma ne è anche il custode della sua tradizione di successo e di un costante impegno per l’innovazione.
Quali sono le principali sfide e opportunità che l’industria delle vernici sta affrontando in questo momento, e come la sua azienda sta affrontando tali sfide per rimanere competitiva e innovativa sul mercato?
“Tutte le aziende, non solo quelle delle vernici, devono interrogarsi su che cosa devono fare per esserci nel futuro! È questa secondo me la maggiore sfida! Domandarsi qual è il senso: “essere”, ancor prima del “fare”, allargare lo sguardo, essere consapevoli della propria fragilità, collaborare all’interno dell’azienda, così come nell’ambito dei propri stakeholders, compreso il contesto sociale. Coinvolgere i propri collaboratori, dar loro responsabilità, fiducia, obiettivi personali e comuni, secondo una visione chiara, poggiata su valori condivisi! Misurare poi gli stati d’avanzamento di un plan annuale, inserito in un piano strategico pluriennale per andare a casa la sera, dopo una giornata di lavoro, avendo la serenità di aver fatto tutto il possibile per conseguire un risultato che possa essere, non solo spiegato, ma generativo, che consenta all’impresa di durare nel tempo.”
L’Azienda che lei guida integra la sostenibilità ambientale nelle sue operazioni e strategie aziendali, e in che modo questo impegno contribuisce sia alla protezione dell’ambiente che al successo a lungo termine dell’azienda?
“La sostenibilità è strettamente legata alla durabilità. La traduzione letterale della parola inglese “sustainability” è “abilità a mantenere” tutto quello che è necessario fare, per durare nel tempo. Nel contesto aziendale, la governance è di primaria importanza. Questo include l’istituzione di responsabilità chiare, l’identificazione di obiettivi strategici, l’assicurazione della sicurezza dei prodotti e delle procedure di lavoro, il rispetto delle persone, delle regole, delle comunità e dell’ambiente in cui opera l’impresa. Se non agisci con questi valori e principi organizzativi e strategici, non puoi avere futuro. Quindi è una scelta necessaria, non tanto perché lo impone la norma o i regolamenti, ma perché è la cultura stessa dell’Imprenditore, che ha la responsabilità di continuare a sviluppare e far cresce l’impresa, che spesso, come nel mio caso, non è di prima generazione. Lechler è stata fondata nel 1858, io rappresento la sesta generazione: le prime due attribuite alla famiglia dei Lechler (fondatori), poi a quella di mio bisnonno, che ha acquista la società dai tedeschi.”
Potrebbe condividere un momento particolarmente gratificante o di successo che la sua azienda ha vissuto di recente? Qual è stata la chiave di questo successo e come ha contribuito a plasmare la cultura aziendale o la visione a lungo termine dell’impresa?
“Un momento particolarmente gratificante è stata l’apertura nel mese di giugno del nuovo Bistrot all’interno di un progetto, che chiamo “Lechler Village”. Attualmente, stiamo ristrutturando l’area aziendale con una duplice impostazione. Una parte significativa dello stabilimento è chiaramente destinata alla produzione dei nostri prodotti, che nel nostro caso comprendono vernici e smalti. Abbiamo dedicato notevole impegno al rinnovo delle certificazioni e al miglioramento delle misure di sicurezza, garantendo piena conformità con le rigorose normative applicabili alle aziende operanti nel settore chimico. Dall’altra parte stiamo realizzando una nuova struttura per migliorare ancor di più il modo di lavorare, non solo tra di noi, ma anche e soprattutto con la comunità dei nostri clienti, fornitori, scuole, utilizzatori, ecc. In sostanza un luogo “aperto”, stimolante, generativo di idee e relazioni costruttive, che chiamo la “Chimica delle Relazioni”! La parte produttiva, che per motivi di sicurezza e rispetto dell’ambiente dev’essere considerato tutto sommato “chiuso”, la chiamo la “Chimica della Materia”. Il prodotto fisico, materiale, deve contenere valori immateriali, quali la conoscenza, la perseveranza, il non mollare mai: per tale ragione il progetto Lechler Village prevede anche la realizzazione di nuovi laboratori di ricerca e sviluppo, entro il 2025.”
Nicoletta Alessi
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Parliamo con Nicoletta Alessi, Co-fondatrice di Goodpoint
Scopriamo con Nicoletta Alessi Co-fondatrice di GoodPoint a Milano, cosa si intende oggi per Società Benefit. Da 11 anni GoodPoint – Società di consulenza specializzata nella valorizzazione dell’impegno sociale delle aziende – assiste con grande costanza le aziende grandi e piccole a costruire il percorso verso l’impatto sociale.
Con Nicoletta Alessi parliamo di tre punti chiave: gli elementi principali dello studio che GoodPoint ha realizzato, esaminando Statuti e Relazioni d’Im patto di circa 600 società Benefit.
Cosa sono le Società Benefit?
“La società Benefit è una società che persegue lo scopo di lucro, dandosi però al tempo stesso lo scopo – giuridicamente vincolante – di creare valore per la Società. Rappresenta quindi un modello d’impresa innovativo e virtuoso, nella forma che ben si adatta però ad un modo di fare impresa che è molto antico e molto presente nell’imprenditoria italiana. Continua Nicoletta Alessi: in Italia dal 2016 la Società Benefit è una forma giuridica. Diverse aziende sostengono di essere “sostenibili” o per meglio dire “responsabili”, ma essere una Società Benefit è un modo di dare evidenza Sia all’esterno che all’interno dell’organizzazione al proprio impegno. E’ un modo per misurare e valutare la proprio capacità di creare valore. Società Benefit oltre che osservare e rendicontare i risultati in termini di creazione di profitto e chiamata a dar conto valutare e darsi obiettivi rispetto a quello che la norma chiama “beneficio comune” oltre che osservare e rendicontare i risultati in termini di creazioni di profitto, la Società Benefit è chiamata a dar conto, valutare e darsi obiettivi, rispetto a quello che la norma chiama “beneficio comune”; ovvero il reale beneficio generato per le persone, l’ambiente e la Società. In Italia attualmente quasi 3000 aziende sono Società Benefit un dato in rapida crescita.”
Cosa si intende, nello specifico, per beneficio comune?
“Le finalità d’impatto identificate dalla Società devono essere regolarmente indicate nell’oggetto sociale, e quindi perseguite in maniera che la gestione veda tutelato in modo equilibrato allo stesso tempo l’interesse dei Soci e quello del contesto. Attraverso la nostra ricerca abbiamo identificato 5 profili di Impatto, perché le imprese tendono ad interpretare in modo anche molto diversi tra loro il concetto di Beneficio Comune. Volendo semplificare, si intravedono due atteggiamenti prevalenti: quello della società Benefit che assumono come proprio compito verso la Società quello di “limitare i danni” del business, rimandando quindi una visione per cui l’impresa è qualcosa di intrinsecamente dannoso, da tenere “rendere sostenibile”; quello delle imprese che pur riconoscendo come essenziale l’assunzione di responsabilità verso le esternalità negative del business, cercano nell’attività d’impresa stessa il veneficio comune, vendendola come strumento per la creazione di valore condiviso. Sono gli stessi Imprenditori e Soci che valorizzano le società Benefit rendendo il loro business model efficace, proficuo e pronto a credere nel futuro.”
Per chi funziona questo modello d’Impresa?
“Il modello di società Benefit è adottato oggi da piccole, medie e grandi imprese. Si tratta dal nostro punti di vista non tanto di un modo di essere “sostenibile” ma di un diverso “modo” di fare “impresa” adatto a chiunque non si riconosca nel puro scopo di lucro e voglia contribuire alla nascita di un nuovo capitalismo. La motivazione di fondo per sceglierla è questa: è il vestito giusto per chia ha già scelto l’approccio di fondo. Poi ha anche dei vantaggi certo: strategici, innanzitutto, perché definire uno scopo chiaro consente di iniziare, monitorare e valutare l’attività sulla base delle cose più importanti per l’imprenditore: verso l’interno. Perché è uno strumento utile per calare la visione nelle pratiche e nei processi. Diffondendo ed hanno concretezza alla cultura aziendale: verso l’esterno. Perché è un modo per distinguersi raccontando di sé scopo e valori nei quali gli interlocutori possono riconoscersi.”
Ringraziamo la Dssa Nicoletta Alessi per aver risposto alle nostre domande e vi invitiamo a scaricare la ricerca completa di Goodpoint cliccando sul questo link.
Alessandro Molina
Alessandro Molina
Parliamo con Alessandro Molina, co-founder di beSharp
beSharp è una realtà di eccellenza nel panorama dell’information Technology con ampi riconoscimenti internazionali: qual è il suo segreto?
“Innanzitutto, spieghiamo cosa facciamo. beSharp è un’azienda che fornisce consulenza informatica: progettiamo, implementiamo, gestiamo infrastrutture nel mondo cloud, lungo tutta la filiera, su Amazon Web Service (AWS) per grandi aziende italiane e multinazionali. Abbracciamo l’intero ciclo di vita dell’IT, dalla progettazione alla realizzazione di servizi scalabili, fino al supporto 24/7 per infrastrutture Cloud su scala globale.
Nel lontano 2011 siamo stati tra i primi a credere nel paradigma cloud, sul quale abbiamo scommesso e quindi investito tutte le nostre energie: siamo stati i primi partner AWS in Italia, ancora prima che AWS aprisse un ufficio nel nostro paese! La forte specializzazione nel cloud è alla base del successo ed è ancora oggi il core business della nostra impresa; la formazione continua e certificata è un asset chiave, conseguente a questa forte specializzazione.
Fin da subito, infatti, abbiamo fondato molti AWS User Group promuovendo l’utilizzo di tecnologie Cloud e Serverless in diversi eventi nel corso degli anni. Incoraggiamo ogni nostro collaboratore, anche chi non si occupa direttamente degli aspetti tecnici, a conseguire il maggior numero di certificazioni AWS possibile e così siamo diventati uno dei team con il più alto numero di certificazioni AWS pro capite: abbiamo il team più certificato d’Italia e d’Europa nel nostro campo!
Anche per questo, nel 2019, beSharp è stata premiata come “Forward-Looking Partner of The Year” durante l’AWS Partner Day, in riconoscimento della sua esperienza e del numero significativo di certificazioni ottenute.
Questo riconoscimento da parte di AWS, insieme con le Competency e con lo status di Training Partner, è solo uno degli ultimi passi di un percorso che sappiamo continuerà ancora a lungo. In sintesi, la certezza dell’eccellenza tecnica assoluta è un nostro asset imprescindibile.”
beSharp come si differenzia dai competitor?
“In beSharp crediamo nella tecnologia come abilitatrice di nuovi modelli di business. Per questo aiutiamo le aziende ad adottare modelli tecnologici rivoluzionari, realizzando progetti innovativi che fanno raggiungere i loro obiettivi più ambiziosi. Contribuiamo all’evoluzione della cultura dell’innovazione, studiando e diffondendo noi per primi i paradigmi più innovativi dell’IT, per permettere alle organizzazioni di affrontare nuove sfide e cogliere tutte le opportunità che queste offrono.
La tecnologia, quindi, è al centro del nostro business, ma con un approccio di tipo strategico. Da questo presupposto deriva il nostro approccio al cliente che ci differenzia da molte altre aziende del nostro settore: un approccio di trasparenza e condivisione della conoscenza per metterlo nella condizione di comprendere al meglio cosa facciamo. Non custodiamo gelosamente il nostro expertise tecnico, nel timore di diventare meno utili al cliente nella gestione quotidiana delle attività, ma al contrario cerchiamo di rendere il cliente un interlocutore smart e preparato con il quale poter poi costruire dei progetti ulteriori tailor-made sulla base delle esigenze del suo business.
In questo modo creiamo un rapporto non solo di fiducia, ma di collaborazione strategica, gettiamo le basi per quella co-progettualità che ci ha consentito di contribuire a migliaia di progetti Cloud per le più prestigiose aziende di tutto il mondo – cito tra gli altri Pirelli, General Electric e Roche – in molti campi diversi, dalle migrazioni Cloud allo sviluppo Cloud-native, da IoT e Big Data ai progetti AI/ML. Ma l’origine del nostro vantaggio competitivo è anche altrove…”
Tra i valori d’impresa chiave per beSharp c’è l’attenzione ai dipendenti: conta di più la tecnologia o la persona?
““we deliver value through people, not services”. Le persone vengono prima di tutto e avere una base valoriale comune è più importante è il primo criterio per fare parte di beSharp, prima ancora delle conoscenze tecniche che, come detto, devono essere di eccellenza, ma da sole non bastano. Nel 2015 abbiamo redatto il nostro “esalogo” dei valori che tutti noi in beSharp teniamo come bussola nel nostro agire quotidiano.
È un insieme di sei valori che viene anche proposto ai candidati in fase di selezione, come strumento di valutazione reciproca: il primo dei tre colloqui che facciamo è puramente valoriale, per valutare le leve valoriali e motivazionali; solo dopo averlo passato è possibile accedere al secondo colloquio di tipo tecnico e, infine, a quello finale con noi, fondatori della società.Ma torniamo al nostro “esalogo” di valori:
Fai funzionare le cose: we make it run! Tutti noi in beSharp dobbiamo fare funzionare le cose e soprattutto dobbiamo risolvere problemi, come prima cosa. Siamo sempre disponibili per i nostri clienti, una consulenza che per loro è certamente un investimento ma anche una certezza
Punta sempre alla soluzione migliore, evita gli alibi e i compromessi di comodo. Occorre conoscere come tecnici specializzati le soluzioni migliori: tale conoscenza approfondita, certificata deve guidare la consulenza
Studia e impara con passione cose nuove, ogni volta che ne hai l’opportunità. Aggiornarsi per poter guardare avanti, a nuove idee e progetti
Prenditi cura di chi lavora con te, che sia un collega o un cliente. Dare attenzione a tutti i nostri interlocutori, tutti coloro che entrano in contatto con beSharp. In particolare, per quanto riguarda i dipendenti, parliamo di Human Relations invece che di Human Resources: ogni dipendente riceve un’attenzione mirata, dagli strumenti per svolgere al meglio il proprio lavoro alla condivisione delle proprie esigenze personali. Durante il lockdown di marzo 2020, per esempio, abbiamo fatto un grosso investimento per fornire alle persone a casa sedie e monitor adatti all’home working. In beSharp non ci sono orari fissi, solo un’indicazione di massima, e le porte degli uffici sono state spesso aperte ai familiari, per incontri di conoscenza e condivisione, ma anche di pura convivialità, in totale trasparenza e spirito di gruppo. E i risultati si vedono: in dieci anni, nessuno ha dato le dimissioni e continuiamo a cresce e assumere.
Dì sempre quello che pensi, sii onesto con te stesso e con gli altri. Dire sempre ciò che si pensa funzioni e soprattutto cosa si pensa non stia funzionando: crediamo molto nel valore della trasparenza in senso costruttivo e per questo cerchiamo di spingere tutti a esprimersi con sincerità; spesso nei nostri incontri interni facciamo un giro di tavolo per sentire le voci di tutti, soprattutto quelle critiche.
Infine, il valore più importante: cerca la soddisfazione personale in tutte le cose che fai, sii felice! La soddisfazione personale è tutto, se manca, mancano i presupposti anche per la soddisfazione professionale.
La realizzazione sia umana che professionale dei nostri dipendenti è il vero valore aggiunto per noi e per i nostri clienti e anche per questo investiamo sull’aggiornamento, sulla formazione e sulla crescita, anche e soprattutto umana e personale, di ognuno dei nostri collaboratori.
Un’ultima parola chiave che vorrei evidenziare è responsabilità: i valori non devono restare solo belle parole. La base valoriale condivisa e comune è funzionale a mettere le persone in condizione di prendere decisioni in autonomia, decisioni che siano in linea con la filosofia e l’approccio di beSharp.”
Andrea Bolla
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Parliamo con Andrea Bolla, Amministratore Delegato VIVIenergia
Quale il segreto della crescita organica, sostenibile e costante di VIVIenergia?
“Fin dalla nostra fondazione, nell’ormai lontano 2003, abbiamo creduto nella grande opportunità offerta dalla liberalizzazione: l’idea di crescere in un mercato finalmente liberalizzato è stata la stella polare che ci ha guidato nel tempo, lungo un percorso all’insegna della coerenza e della trasparenza nei confronti dei nostri interlocutori e clienti.
Noi nasciamo come utility specializzata nella fornitura gas alle famiglie a livello locale. Da allora abbiamo fatto molta strada. Oggi VIVIenergia è uno dei principali operatori indipendenti in Italia di vendita di energia elettrica e gas naturale. Sono cresciuti i territori che serviamo, arrivando a coprire tutto il territorio nazionale e abbiamo un maggior numero di clienti, non solo famiglie, ma anche PMI, condomini e grandi aziende: sono oltre 350.000 coloro che si affidano ai nostri servizi che si contraddistinguono per l’elevata flessibilità e l’efficienza.
Inoltre, con la controllata VIVIesco, la Energy Service Company del Gruppo, forniamo servizi finalizzati al risparmio e all’ottimizzazione dei consumi. Abbiamo infatti ulteriormente ampliato l’offerta, non più solo gas ed energia elettrica, ma anche prodotti di efficienza energetica.
Questo percorso di crescita è costante perché guidato da obiettivi di medio e lungo termine: abbiamo il coraggio di investire e lo facciamo sempre più anche in sostenibilità, perché ci crediamo e notiamo che è un tema apprezzato anche dai nostri clienti. Questo significa, per esempio, che a volte è opportuno porsi obiettivi di crescita più contenuti, a “una cifra” – nell’ultimo anno siamo cresciuti del 5% – per consentire di fare investimenti importanti, oppure di fare scelte coraggiose, come nel caso di alcune acquisizioni fatte nel 2011, in un periodo ancora molto complesso a causa delle recenti crisi finanziarie.
Altra caratteristica che tengo molto a sottolineare nel nostro modello di crescita è data dalla ricerca costante di una ragione profonda, mai tattica o estemporanea, che porti i clienti a preferirci. Vogliamo creare un rapporto di fiducia. Per esempio, con un approccio in contro-tendenza rispetto a tanti operatori, nel momento della liberalizzazione del mercato, abbiamo deciso di cambiare subito il nostro brand per rendere chiaro che era in atto un cambio di passo e che da quel momento il consumatore avrebbe potuto scegliere: ci premeva che fosse consapevole di questa nuova possibilità e che, fatte le opportune valutazioni, optasse auspicabilmente per noi.
In quest’ottica, da poco abbiamo effettuato un nuovo re-branding: VIVIGas energia è diventata VIVIenergia, una ridenominazione che segna il cambio di passo per raccogliere la sfida dell’innovazione, della transizione energetica e avvicinarsi ancora di più ai propri clienti.”
Un approccio alla clientela trasparente è fatto di prossimità o di digitale?
“Vicinanza fisica e prossimità concreta non escludono l’importanza dell’innovazione digitale, anzi a nostro parere sono complementari: infatti, la nostra strategia è multicanale. Sin dai primi anni, quando molti operatori chiudevano i propri punti vendita, noi ne aprivamo di nuovi e oggi ne contiamo 28, in grado di assicurare un rapporto diretto e la vicinanza ai reali bisogni energetici di famiglie e imprese.
L’approfondita conoscenza del settore ci rende capaci di interpretare al meglio le sfide del mercato, con l’obiettivo di creare valore autentico e di lungo temine per tutti i clienti, che vengono così guidati in un percorso su misura grazie a soluzioni flessibili e di massima efficienza, nel solco dell’efficienza energetica. Questa capacità consulenziale rappresenta un’autentica leva di competitività e si traduce in un supporto continuativo della clientela attraverso uno spiccato approccio multicanale, pienamente integrato tra digitale e fisico.
Oggi affianchiamo la clientela non solo con la rete di store, ma anche attraverso il call center, interamente operativo dall’Italia, la chat online per ricevere assistenza immediata e l’App per smartphone che permette di controllare e pagare le bollette e comunicare l’autolettura anche in mobilità.
Il canale digitale è impegnativo e sempre in evoluzione, ma caratterizzante e ha un’alta capacità di parlare con la clientela; inoltre, si è rilevato di formidabile importanza durante i periodi di chiusura dovuti alla pandemia. Proprio in quel periodo ci siamo maggiormente resi conto di come l’interazione digitale con le persone fosse un’opportunità imperdibile di dialogo e scambio. Abbiamo infatti avuto modo di ascoltare i nostri interlocutori e percepirne i cambiamenti: ora la sfida consisterà nell’interpretare il loro cambio di attitudine correttamente e nel creare offerte di servizi adatti a tale cambiamento.”
Cosa significa sostenibilità per un operatore del mercato energetico?
“La sostenibilità è una scelta valoriale da perseguire con serietà e costanza. Per VIVIenergia ha molte declinazioni, dalla responsabilità sociale d’impresa all’attenzione alle persone, ma l’elemento chiave per noi è l’investimento nell’innovazione e nello sviluppo dell’efficienza energetica, concretamente oggi pari al 20% dell’ebitda.
Da diversi anni, prima che la sostenibilità entrasse nelle agende delle imprese come tema mainstream, ci presentiamo con un approccio integrato al mondo dell’energia; potrebbe sembrare una contraddizione di termini, ma non è così: siamo consapevoli di come il risparmio energetico – non solo in termini di risparmio economico, ma anche di salvaguardia dell’ambiente – costituisca una leva di business dei nostri clienti, ed è un tema che fa stare bene e che aumenta il senso di appartenenza di tutte le persone che lavorano in azienda. Da ultimo, siamo consapevoli che se non offriamo noi questi servizi prima o poi lo farà sicuramente qualche nostro competitor.
Con un approccio snello e indipendente per quanto riguarda le scelte tecnologiche, con la nostra controllata VIVIesco guidiamo i clienti in un percorso virtuoso che permette di raggiungere obiettivi sfidanti di risparmio energetico e di sostenibilità ambientale.
Il nostro ventaglio di offerta è in continuo sviluppo e ampliamento nella direzione della transizione energetica: siamo impegnati nella fornitura di soluzioni per l’efficienza energetica, che spaziano dall’installazione di impianti fotovoltaici, a progetti di riqualificazione del sistema di illuminazione, impianti di cogenerazione, servizi di e-mobility destinati alle aziende oltre a caldaie e condizionatori a basso impatto ambientale, per sostenere un migliore utilizzo delle risorse energetiche. Da non trascurare, inoltre, la domanda di sostenibilità trainata dagli incentivi che ci porta a cercare e a rispondere con una offerta adatta.”
Luigi Lazzareschi
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Parliamo con Luigi Lazzareschi, Amministratore Delegato Sofidel
Quale significato dà Sofidel all’espressione Crescita sostenibile, oggi che la sostenibilità è mainstream?
“Sofidel fa della sostenibilità una leva strategica di sviluppo e di crescita, lavorando per ridurre i propri impatti sul capitale naturale e massimizzare i benefici sociali per tutti i suoi stakeholder. Una filosofia racchiusa nel principio guida “Less is More” che ispira ogni attività del Gruppo nella creazione di valore condiviso. Trasformazione ecologica, per un’economia a basso impatto di carbonio e a ridotto consumo di capitale naturale, digitalizzazione e inclusione sociale sono alcune delle priorità che il Gruppo si è dato nella sua opera di creazione di valore condiviso. È vero siamo un diventati un Gruppo internazionale ma siamo un’azienda nata quasi 50 anni fa, non quotata e di proprietà familiare: queste radici ci portano naturalmente a guardare sempre lontano e a pensare sempre sul lungo termine per andare oltre le singole generazioni. Questo tipo di approccio è quello che ci ha portato a mettere la sostenibilità economica, sociale a ambientale al centro della nostra strategia.
In particolare lavoriamo lungo tre filoni che si riconducono alla crescita sostenibile: la sostenibilità economica che per noi significa efficienza produttiva.
Il rinnovamento del patrimonio tecnologico utilizzato nel processo produttivo (cartiera e trasformazione) è un asset fondamentale in termini di efficienza dell’organizzazione. L’attenzione al patrimonio tecnologico è una costante dell’intera storia di Sofidel che, negli anni, ha saputo costruire rapporti virtuosi e duraturi con alcuni dei principali fornitori del settore. Dal 2016, questa tensione verso il futuro si è tradotta in una nuova e vasta opera di rinnovamento del proprio patrimonio tecnologico.
La riduzione del costo della logistica che è stato e continua a essere chiave nella nostra strategia: abbiamo 30 impianti disegnati per minimizzare le distanze ed essere più competitivi sia a livello di costi che nel fornire servizi in modo estremamente tempestivo. Le conseguenze di minore impatto ambientale di questo approccio sono una conseguenza evidente della diminuzione dei trasporti.
Infine, pensiamo che azienda leader debba ambire a crescere più dei suoi competitor, ad avere un ritorno economico per sostenere questa crescita, ma tutto con un imprescindibile impatto positivo, sociale e ambientale, sulle comunità in cui opera. In Sofidel già nel 2008 ci siamo dati obiettivi molto sfidanti nell’ambito dell’approvvigionamento delle materie prime, nell’efficientamento dei consumi idrici e nella riduzione delle emissioni. Faccio due esempi.
Il Gruppo applica rigorose politiche di approvvigionamento di materia prima di origine forestale e privilegia fornitori che si attengono ai principali schemi di custodia forestale. Il 100% della cellulosa utilizzata nel processo produttivo proviene da fonti certificate secondo gli standard FSC®, FSC Controlled Wood e PEFC™.
Negli anni 2000 siamo stati la prima azienda manifatturiera italiana e la prima al mondo nel settore del tissue ad aderire al programma internazionale WWF Climate Savers, rivolto alle imprese leader sul fronte della “low carbon economy”, che proponeva di adottare volontariamente piani di riduzione delle emissioni di gas serra, attraverso la definizione e l’implementazione di strategie e tecnologie innovative. Dal 2009 al 2020 abbiamo superato gli obiettivi che ci eravamo preposti: sono stati investiti circa 100 milioni di euro in impianti di cogenerazione, di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, centrali a biomasse e attività di efficientamento energetico e ad oggi, il Gruppo ha ridotto le emissioni dirette di CO2 in atmosfera del 24%.
Ma, conclusa questa prima fase del percorso, ci siamo dati subito nuovi obiettivi più sfidanti per ridurre, entro il 2030, le emissioni climalteranti derivanti dalle nostre attività (scopo 1 e 2) del 40% – soprattutto attraverso un incremento dell’uso di energia derivante da fonti rinnovabili – e, relativamente alle attività di produzione di polpa di cellulosa dei nostri fornitori (scopo 3), del 24%, in entrambi i casi rispetto all’anno base 2018. Target approvati, mi fa piacere sottolinearlo, da Science Based Targets initiative (SBTi) come coerenti con le riduzioni necessarie a limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, secondo gli accordi di Parigi.
Per quanto riguarda il packaging, come altro esempio, Sofidel si è posta l’obiettivo di ridurre del 50% l’incidenza della plastica convenzionale nella sua produzione entro il 2030, attraverso la riduzione dello spessore del film plastico impiegato nel processo produttivo, l’introduzione di nuovi packaging in carta kraft, e il progressivo impiego, in alcuni mercati, di plastiche riciclate o di bioplastiche.
Per concludere, è vero, la sostenibilità oggi è mainstream, tutte le imprese ne parlano, ma sono poche quelle che si sono interrogate e hanno condiviso i motivi per i quali ne parlano come di leva strategica di business.”
Quali sono i 10 motivi per i quali il Gruppo Sofidel pone al centro la sostenibilità?
“Essere sostenibili conviene. Il nostro approccio trova conferma nelle dimensioni attraverso le quali Sofidel misura la propria crescita: oltre al fatturato, alla marginalità, ai volumi e alla copertura geografica, altro fattore determinante è, infatti, il ritorno sociale in termini di benessere per la comunità.
Con il suo impegno a favore della sostenibilità Sofidel si aspetta dieci principali vantaggi.
1- Riduzione dei costi: l’utilizzo di fonti rinnovabili, l’incremento dell’efficienza degli impianti, la riduzione dei consumi di risorse energetiche e ambientali, sono fattori che si traducono anche in un incremento dell’efficienza economica, non solo sono investimenti.
2 – Motivazione e attrazione dei talenti: a parità di retribuzione lavorare per un’azienda attenta alla dimensione sociale e ambientale è più appagante.
3 – Accesso a vantaggi fiscali: sempre di più governi e istituzioni pubbliche penalizzeranno fiscalmente le imprese più inquinanti incentivando, viceversa, le imprese che investono nello sviluppo sostenibile.
4 – Innalzamento degli standard di mercato: gli investimenti in sostenibilità danno a questo un ampio contributo, rendendo più difficile il ricorso a pratiche competitive non corrette. Un utile strumento contro il cosiddetto dumping sociale e ambientale, attività attraverso le quali alcune imprese tentano di immettere sul mercato prodotti a prezzi più bassi offrendo garanzie inferiori ai lavoratori o non ottemperando alle normative di tutela ambientale.
5 – Soddisfazione dei consumatori oggi sempre più attenti ed esigenti nella ricerca di prodotti, servizi e in generale aziende sostenibili.
6 – Adeguata risposta alle richieste dei clienti, per esempio nell’ambito del private label: è la capacità di rispondere positivamente ai criteri di qualificazione ambientale e sociale che pubbliche amministrazioni e clienti inseriscono nelle loro procedure di acquisto, ossia maggiori possibilità di aggiudicarsi le forniture e di sviluppare collaborazioni solide e durature.
7 – Anticipazione di normative sempre più rigorose ed essere pronti ad esse: la sostenibilità è un potente lievito culturale di innovazione tecnica e organizzativa che consente di precorrere le richieste di legge. Ciò consente di ridurre i rischi operativi, migliorare il dialogo con i poteri pubblici, accumulare vantaggi competitivi.
8 – Incremento della propria credibilità e fiducia: un’impresa che opera in modo sostenibile è un’impresa che lavora per essere pienamente trasparente.
9 – Agevolazione dell’accesso ai capitali: un’impresa sostenibile è un’impresa che nell’interlocuzione con banche e istituzioni finanziarie vanta un vantaggio competitivo.
10 – Crescita della reputazione: gli stakeholder valutano in modo crescente le aziende per i valori che incarnano e in questo senso l’impegno per la sostenibilità si traduce anche in un miglioramento della percezione che gli stakeholder hanno dell’impresa. Una buona reputazione costituisce una risorsa intangibile fondamentale che contribuisce in modo significativo a creare valore aggiunto per la marca e per l’azienda.”
Quale il segreto nell’aver saputo innovare in un mercato apparentemente tradizionale e come continuare a innovare in futuro?
“Il segreto è non accontentarsi mai, l’imprenditore non è mai felice e soddisfatto, e per questo non si ferma mai: avere voglia di crescere e di inventare sempre nuove soluzioni, essere curiosi e guardare avanti nel lungo periodo è l’unico modo per fare crescere l’impresa.
Spesso proviamo a fare i “futurologi”, ovviamente sulla scorta di ricerche e indagini socio-economiche, per capire quali saranno le evoluzioni del mercato. Per esempio, oggi stiamo meditando sull’impatto di un così lungo periodo di emergenza sanitaria sulla nostra tipologia di prodotti: pensiamo che certamente l’igiene diverrà sempre più importante per le persone, ma anche la loro richiesta di soluzioni sempre più tailor-made. Prevediamo infatti un consumatore estremamente esigente e abituato a una ampia velocità di risposta alle proprie richieste: in quest’ottica stiamo studiando il mondo dell’e-commerce e pensando a una spiccata personalizzazione dei prodotti.
Vorrei però sottolineare ancora l’importanza dei valori: se è vero che dobbiamo dare risposte concrete alle nuove esigenze di consumatori, noi aziende leader dobbiamo anche dare l’esempio con il senso di responsabilità proprio di chi traccia la rotta: nell’ambito della sostenibilità non solo è nostro dovere un comportamento sostenibile, ma dobbiamo anche cercare di coinvolgere tutta la nostra filiera produttiva e la catena del valore: aiutando per esempio gli attori più piccoli a migliorare le loro performance ambientali, dando loro dei framework ma anche ponendo dei criteri di selezione che sbarrino la strada alla collaborazione con fornitori non conformi agli standard richiesti, esercitando la nostra forza contrattuale.
“Clean living. For everyday needs. For a healthier planet. For integrity and respect” è il nostro purpose che ben definisce il nostro ruolo nella società e i benefici che intendiamo portare alle persone e al pianeta e che si possono così riassumere: promuovere igiene, sicurezza e salute per aiutare le persone a migliorare igiene e pulizia attraverso i nostri prodotti; produrre in modo pulito per la salvaguardia dell’ambiente, attraverso un approccio alla produzione ispirato alla “transizione ecologica”; essere etici e puliti come azienda per costruire una cultura d’impresa sostenibile. Le relazioni che sviluppiamo con tutti i nostri stakeholder si ispirano al rispetto dei valori di professionalità, concretezza, onestà, eticità e trasparenza e al perseguimento di pratiche di inclusione, condivisione, partecipazione e corretta informazione. Un approccio basato sull’integrità di comportamento e sul reciproco rispetto per contribuire a costruire un futuro positivo per le persone e il pianeta.”
Alessandro Belloli
admin
Parliamo con Alessandro Belloli, Direttore Generale di Avvenire Editoriale
Come sta evolvendo il posizionamento di Avvenire nel panorama dell’informazione italiana?
“Avvenire negli ultimi quindici anni ha intrapreso un percorso di crescita costante che lo ha reso il quarto giornale in Italia in termini di diffusione cartacea e il quinto nell’aggregato carta più digitale.
Il nostro è un quotidiano nazionale di ispirazione cattolica diffuso in tutto il territorio italiano, con grande attenzione all’evoluzione della società, alla cronaca e all’attualità economica e internazionale. Ispirati da Papa Francesco, come lui affrontiamo i grandi temi dell’Italia e del mondo, la Chiesa e le religioni, la cultura e la scienza, il costume e la tecnologia, l’ambiente naturale e i diritti umani.
Da sempre, così come oggi sotto la direzione di Marco Tarquinio, ci distinguiamo per gli ampi spazi di approfondimento, grazie ai numerosi editoriali, alle ricche sezioni del quotidiano e agli inserti periodici: Popotus, un vero giornale di notizie per i più giovani; L’economia civile, un nuovo contenitore multimediale che racconta l’evoluzione del terzo settore, della finanza etica più innovativa, delle tecnologie a impatto sociale con lo sguardo unico di Avvenire; a breve uscirà Noi in famiglia, un inserto per raccontare ogni settimana esperienze, approfondimenti e storie di vita su tutto ciò che riguarda la famiglia nella società e nella chiesa.
Oggi, Avvenire è al centro di un vero e proprio sistema editoriale che oltre al quotidiano comprende un sito web con un servizio di lettura vocale degli articoli, siti verticali dedicati, presenza sui social con un elevato tasso di coinvolgimento sui profili Facebook, Twitter e Instagram, un canale podcast, una app dove consultare il quotidiano digitale e tutte le sue edizioni locali, il mensile Luoghi dell’Infinito e una produzione libraria che annovera anche una collana in collaborazione con Vita e Pensiero.
I lettori hanno un rapporto di fiducia che pochi altri quotidiani possono vantare, come dimostrano le110.000 copie diffuse ogni giorno e la percentuale di abbonati più elevata tra tutti i quotidiani italiani, pari all’80% dei lettori.
L’obiettivo del Piano strategico al 2024 è quello di mantenere il posizionamento e l’autorevolezza raggiunti nel panorama informativo, il tutto continuando a essere sostenibili, riducendo i costi di gestione e sviluppando il prodotto e il business editoriale.
Certamente, come gli altri attori del comparto, nel 2020 siamo stati colpiti dall’impatto della pandemia ma, seppur presto per fare dei bilanci, vediamo alcuni segnali positivi: per esempio sul fronte digitale si vedono i frutti di un’intensa attività di promozione del giornale online che consolidano un trend già in crescita spontanea, accelerata dagli effetti della pandemia.
Crediamo, inoltre, che questa esperienza acceleri il processo verso la digitalizzazione, soprattutto per quel che riguarda l’informazione fornita sui siti internet degli editori, e quindi il tema del paywall.
Infine, crediamo che il giornale cartaceo abbia riacquistato posizionamento e speriamo possa essere rivalutato.”
Qual è la risposta del sistema editoriale di Avvenire di fronte all’evoluzione dei modelli di business dell’informazione?
“La parola chiave è innovazione, ma declinata a modo nostro.
Avvenire è sempre stato un giornale in grado di guardare avanti, spesso di anticipare i tempi: lo confermano alcune intuizioni valide ancora oggi.
Nasce dall’idea di Papa Paolo VI con la fusione de L’Italia di Milano e dell’Avvenire d’Italia di Bologna: nel 1968 il Pontefice volle realizzare un quotidiano che andasse oltre il nazionale per legarsi al territorio. Fu un’attenzione alle comunità, ai singoli territori che oggi è un valore riconosciuto come centrale in molte delle strategie di sostenibilità e business aziendali. Un’attenzione al territorio e una vicinanza alle persone tutt’oggi confermata dalle 13 edizioni in cui si ospitano le edizioni diocesane.
Anche il nostro linguaggio giornalistico, e le stesse modalità tecniche che usiamo, confermano questo tratto originario, lo sguardo rivolto al domani. Accanto e insieme al quotidiano di carta, i nostri abbonati possono leggere sin dal primo minuto dopo la mezzanotte le edizioni digitali per tablet, smartphone e pc e hanno a disposizione un sito web sempre aggiornato e strutturato nei dossier di approfondimenti, come tutti gli altri lettori. Inoltre, siamo stati tra i primi a rendere vocali i contenuti o a creare l’app, già nel 2010.
Oggi, pensiamo ogni progetto fin dall’inizio sia in digitale che in formato cartaceo, abbiamo inserito la proposta dei podcast, con un sito dedicato: podcast sulla storia, l’arte, la fede, l’economia e molti altri temi davvero originali e coinvolgenti.
Ma il concetto di innovazione per noi ha un significato più profondo e molto legato ai valori di impresa responsabile.”
Ci spieghi: valori e innovazione si integrano verso l’obiettivo di crescita?
“L’innovazione nasce dai nostri valori: risiede nell’attenzione alle persone, ossia i nostri giornalisti e i nostri lettori, e in parole come fiducia, credibilità e qualità.
Noi siamo sempre stati attenti a individuare i segnali di cambiamento e le nuove direzioni, ecco il segreto: continuare ad ascoltare i lettori per offrire prodotti sempre nuovi in grado di cogliere i temi che più interessano. Ma soprattutto di farlo con una qualità dell’informazione senza compromessi, un’attenzione all’approfondimento lontana dalle logiche della pura emotività, della sterile polemica, ma rispondente al genuino desiderio di conoscenza e di informazione dei lettori.
In quest’ottica, nascono le linee guida delineate nel piano strategico al 2024: Avvenire come fonte disinformazione articolata, multicanale, autorevole e sostenibile con prodotti verticali legati ai temi di valore e di maggior impatto.
Ne è un esempio il nuovo prodotto editoriale L’economia civile che abbiamo presentato il 3 marzo 2021,dove trattiamo i temi dell’economia con lo sguardo unico di un quotidiano che da sempre è interprete autorevole di questi argomenti.
Vogliamo fare informazione nelle pagine del quotidiano e allo stesso tempo fare formazione con autorevoli spazi di approfondimento e per raggiungere target diversi come quello dei giovani per esempio, attraverso partnership con una serie di atenei: L’economia Civile si presta proprio a essere strumento di affiancamento ai professori nella formazione degli studenti universitari che saranno gli imprenditori di domani.
In conclusione, il nostro è un business molto tradizionale ma in grande evoluzione e ancora privo di un percorso chiaro. Anche guardando alle grandi testate internazionali, non si intravede in maniera nitida quale potrà essere il nuovo modello di business per l’informazione.
L’approccio di Avvenire ai contenuti e al lettore resta quello che ha portato al successo attuale: un modo di fare innovazione non solo basato sulle nuove tecnologie, ma con le persone e la qualità al centro, in modo da mantenere il posizionamento di fonte autorevole costruito finora.
Nel 2021 non mancheranno nuovi inserti sui temi di attualità trattati in maniera originale e approfondita dalle firme del nostro giornale che raccontano ogni giorno una visione armonica della realtà italiana e internazionale, sostenuta da un assetto valoriale che rende Avvenire unico nel mondo editoriale italiano.”