- Home
- Intervista
- Fabio Liberali
Fabio Liberali
Parliamo con Fabio Liberali, Lu-Ve Group
Ci può illustrare il modo di fare impresa di Lu-Ve Group?
LU-VE Group ha origine oltre 32 anni fa, quando mio padre ebbe l’intuizione di rilevare un’azienda di alta qualità, ma allora in crisi a causa di una gestione inappropriata. Sotto la sua guida siamo diventati uno dei maggiori costruttori mondiali nel settore degli scambiatori di calore, presenti in diversi segmenti di mercato, dalla refrigerazione commerciale e industriale al condizionamento dell’aria civile, industriale e di precisione. Il Gruppo oggi è forte di oltre 2.700 collaboratori con l’80% della produzione esportata in 100 paesi e un fatturato che alla fine del 2018 supererà i 300 milioni di euro.
LU-VE significa Lucky Venture, un nome che ha portato davvero a un’impresa fortunata!
Questa crescita straordinaria è stata costruita su un basamento importante fatto di forti principi che il nostro stesso fondatore ha sempre trasferito in ogni attività e che si possono riassumere in due assunti.
“Le aziende sono donne, uomini, e idee”: significa che per noi tutto deve partire dall’attenzione alle persone nel modo di fare impresa.
“La materia grigia è la nostra materia prima”: senza le idee non esiste innovazione e senza innovazione un’azienda non può crescere. Ma…da dove vengono le idee? Dalle persone, ed ecco che si torna al nostro assunto fondamentale che pone al centro le risorse umane.
La vocazione all’innovazione quindi per Lu-Ve è chiave: non solo è un driver di crescita, ma è anche caposaldo valoriale. Come la sviluppate?
Aprendoci all’esterno, da sempre, con una rete di collaborazioni con istituti di ricerca e mondo accademico.
Anche qui torniamo alle origini: fin dalla nostra fondazione abbiamo avviato un vero e proprio percorso di collaborazione con il mondo accademico e istituzionale della ricerca, riuscendo così a sviluppare un laboratorio di R&D fra i maggiori d’Europa nel nostro settore.
Si tratta di un percorso continuo e articolato: recentemente, per esempio, abbiamo rinnovato per il prossimo triennio la partnership con il Politecnico di Milano: una partnership più che trentennale che risale all’anno di fondazione.
È un modello di R&D che replichiamo anche ogni volta che ci apriamo a livello globale: quando creiamo nuove realtà all’estero, subito selezioniamo e poi contattiamo le migliori università locali, con un duplice obiettivo: trovare persone e cervelli da ingaggiare on site e, in secondo luogo, aprirci a nuovi stimoli per l’innovazione prodotto.
Questo approccio ci ha consentito di diventare la prima azienda al mondo ad applicare soluzioni d’avanguardia alla refrigerazione commerciale e industriale: abbiamo introdotto un nuovo modo di concepire e realizzare i prodotti per la refrigerazione e il condizionamento, secondo tecnologie d’avanguardia che sono poi diventate un riferimento costante per tutto il settore.
Non solo, immergersi nelle realtà locali, grazie al coinvolgimento di persone del luogo, consente di dare, ma anche di ricevere: in India, a Chennai, stiamo collaborando insieme ad altre aziende, con l’Indian Institute of Technology Madras, per la realizzazione di un progetto pilota sull’uso dei nuovi fluidi refrigeranti. In Cina abbiamo avuto stagisti della John Carroll University, che studiavano per diventare manager occidentali nel paese.
Il valore ambientale e l’attenzione alle persone portano innovazione e crescita?
Sin dalla fondazione e molto in anticipo sul resto del settore, ci siamo dedicati alle tematiche ambientali, avvicinandoci alla sostenibilità nel modo a noi più congeniale, ossia mettendo in campo i nostri migliori cervelli attraverso la Ricerca & Sviluppo.
Siamo stati tra i primi nel nostro settore a integrare nel business obiettivi di riduzione dell’impatto ambientale, sia in termini di prodotti che di processi produttivi, cercando di unire l’attenzione all’ambiente allo sviluppo del business.
Con un approccio pionieristico, abbiamo proposto al mercato dei prodotti che anticipavano soluzioni (tecniche e sull’uso dei refrigeranti) che sarebbero poi diventata uno standard di mercato.
Dopo le difficoltà iniziali e le resistenze trovate nel proporre un vero e proprio “cambio di rotta”, questa visione all’avanguardia ci è stata riconosciuta dal mercato ed è stato uno dei driver di crescita che ci hanno consentito di assumere un ruolo di leadership nel settore.
Mi consenta, infine, di chiudere con un richiamo al primo assunto fondamentale per LU-VE, “azienda fatta di donne, uomini e idee”: in un mondo globalizzato come quello di oggi, l’attenzione alle persone si accompagna con la valorizzazione delle diversità, concepite come una ricchezza da curare e armonizzare.
La nostra impresa da un lato va a stabilirsi in nazioni diversissime tra loro, basti pensare che abbiamo 12 stabilimenti produttivi in 8 diversi paesi (Italia, Cina, India, Svezia, Polonia, Repubblica Ceca, Russia e USA): come accennato, in ognuno cerchiamo partner locali per integrarci il più possibile nella nuova realtà.
Parallelamente, nella nostra sede centrale di Uboldo, in provincia di Varese, contiamo ben 14 nazionalità diverse: anche qui occorre permettere a tutti di integrarsi. Abbiamo organizzato dei corsi italiano, perché tutti i lavoratori siano alla pari e si trovino nelle medesime condizioni per comprendere appieno in primis le regole di sicurezza e poi anche i loro diritti. Abbiamo usato questi momenti di formazione anche per insegnare la Costituzione Italiana e le norme fondanti del nostro paese.
In termini di sicurezza, nello stabilimento di Uboldo (Varese) abbiamo creato i “break formativi”: un nuovo modo di creare cultura della sicurezza. Sono brevi intervalli fatti presso le postazioni di lavoro, in cui “ripassare” norme e procedure operative per preservare e migliorare costantemente la sicurezza sul lavoro. Il sistema è così buono che è stato recepito dalla Commissione nazionale salute e sicurezza di Federmeccanica-Assistal, Fiom-Fim-Uilm come metodologia disponibile in tutta Italia per le imprese del comparto metalmeccanico.
Cerchiamo, infine, di dare un buon esempio: da molti anni collaboriamo con la Cooperativa Alfa, una cooperativa sociale fondata dal medico Antonio Gervasio, che consente di portare persone con problemi psichici nel mondo delle imprese, usando il lavoro come terapia.